Nessuna scelta
Sento dei colpi. Sto dormendo bene in questo momento, ma i colpi non si fermano. Gemevo mentre la luce filtra attraverso la mia tenda bianca. Mi tiro il lenzuolo sopra la testa. Voglio tornare a dormire, dove non c'è Mark e non c'è dolore. Perché non ho parcheggiato la macchina nel garage? Chiaramente questa persona fuori può vedere la mia macchina. Sospirando, mi alzo dal letto. Controllo il telefono. Merda. 53 chiamate perse da Mark e 46 messaggi, tutti da Mark. Ho dimenticato di togliere il silenzioso al telefono ieri sera. Scendo le scale di corsa e apro la porta.
Mark è lì, sembra sollevato e poi la rabbia prende il sopravvento. "Mark, cosa ci fai qui?" chiedo. Lui guarda cosa indosso, la sua mascella si serra. "Perché diavolo indossi quello? E perché cazzo non hai risposto alle mie chiamate o ai miei messaggi?" mi sibila mentre entra in casa.
"Scusami?" chiedo incredula. Si passa una mano tra i capelli. Mi guarda.
"Hai sentito bene". Sembra un uomo in fiamme in questo momento. Chiudo la porta e mi volto di nuovo verso di lui.
"Il mio telefono era in silenzioso, l'ho guardato solo stamattina e-"
"Stavi bevendo di nuovo?" chiede tra i denti stretti.
"Cosa? No. Ero al cinema con Sam, e sono tornata a casa. Ho lavorato al mio business". Mi difendo. Non so cosa sia preso a Mark.
"Mi aspetto che mi faccia sapere quando sei al sicuro a casa. Mi hai fatto preoccupare tutta la notte per te" sospira. "Il tuo business non andrà da nessuna parte. Non hai idea di cosa mi fai quando indossi quello", annuisce verso i miei vestiti. Sospirando. "Vestiti, torniamo a Sternpoint" dice.
"No, non ci torno. Ho chiuso con Sternpoint e ho chiuso con te che mi usi per il tuo business". Gli sibilo, lui sale le scale. "Mark, dove stai andando?!" chiamo mentre lo seguo. Entra nella mia camera da letto e va dritto al mio armadio. "Mark, cosa stai facendo?" chiedo, volendo una dannata risposta, ma lui non dice nulla. Si avvicina a me con un vestito nero in mano e delle scarpe col tacco nero, le mette sul mio letto.
"Vestiti" comanda, la mascella serrata.
"Perché? Non vado da nessuna parte con te" sibilo.
"Sì, ci vai, o devo vestirti di nuovo?" chiede, e inizia a sollevare il bordo della mia maglietta e le sue dita sfiorano la mia pelle, sussulto, ma non gli permetto di andare oltre.
"Mark" ordino e lui si ferma, i suoi occhi bruciano su di me.
Flashback a dodici anni
Sono in bagno ma tutto quello che vedo è sangue. Mi pulisco, ma continua a uscire. Papà è via per lavoro e lo zio Mark è qui per badare a me. Inizio a spaventarmi. Le lacrime iniziano a scendere sulle mie guance, il mio stomaco fa male. Mi sento male, e anche nauseata. Mi tiro su i jeans e tiro lo sciacquone. Esco immediatamente dal bagno.
"Mark!!" grido e piango allo stesso tempo. Non ho avuto il tempo di dire zio. "Mark!!!" chiamo di nuovo. Mentre premo sul mio stomaco, soprattutto quando chiamo, sento più sangue uscire. Mark corre su per le scale.
Sembra preoccupato "Che cosa c'è che non va?" chiede mentre riprende fiato.
"Sto sanguinando e non si ferma" guarda i miei jeans e i suoi occhi si spalancano "Sto morendo?" piango. Si precipita al mio fianco e mi solleva tra le braccia. Corre giù per le scale e mi mette in macchina. Chiude tutto mentre continuo a piangere, poi si mette al volante. "Mi fa male lo stomaco" avvolgo le braccia intorno al mio stomaco.
"Andrà tutto bene" dice, ma non mi sembra molto convincente.
"Immagino che andrò in paradiso e sarò finalmente con mia madre" dico tra le lacrime.
"Non dire cose del genere" dice, e si concentra sulla strada. Arriviamo all'ospedale e lui mi porta dentro.
Il medico controlla tutto e fa domande. Mark era in piedi da un lato come mio tutore. Sembra davvero preoccupato e lo sono anch'io. "Sto morendo?" chiedo al medico più calma di quanto avessi fatto con Mark.
Il medico ride "No, hai solo avuto il ciclo."
"Merda" sento Mark borbottare sotto il respiro e si passa una mano tra i capelli, sembra sollevato.
"Quindi sto bene?" chiedo.
"Sì, ecco degli antidolorifici per i crampi allo stomaco, e qui ci sono gli assorbenti" dice il medico.
Mi riprendo immediatamente dai miei pensieri "Gray?" guardo Mark, che sembra preoccupato. "Stai bene?" chiede.
'Sì, ho solo ricordato qualcosa, Mark, non tornerò a Sternpoint" dico.
"In tal caso, se non ti vesti, allora puoi dire addio a Sternpoint, e non dovrai mai più vedermi," la sua mascella si serra. "È davvero quello che vuoi? Perché l'ultima volta che ho controllato, mi volevi" dice.
"Forse è meglio così. Mi vuoi per motivi di lavoro, non per me, ricordi?" gli ricordo. Si allontana da me, passando una mano tra i capelli.
"Ti voglio per te, Gray. Mi fai provare cose che non avevo mai provato prima. Non sono abituato a dire alle persone i miei sentimenti. Da quando ti ho visto entrare nel mio ufficio per la prima volta, è allora che ti ho voluto. Sto cercando e se non vuoi tornare a lavorare per me, allora non ti disturberò affatto" dice, e se ne va, lasciandomi dietro, a elaborare quello che ha appena detto.
Tanto vale che mi vesta perché ho ancora bisogno di un lavoro e del mio business. Quindi mi vesto, Mark se n'era già andato. Metto da parte i miei sentimenti e mi sbrigo. Voglio chiarire le cose con lui anche, una volta arrivata al lavoro.
