Desiderio di morte

Mattina

Casa di Sasha e Bluey

  • 7:38

Il punto di vista di Sasha

«Buongiorno! Sveglia, dormigliona!» sentii dire a Bluey mentre mi toglievo il piumone di dosso.

«È già mattina?» chiesi assonnata, aprendo gli occhi e stropicciandomi il viso.

«Certo che lo è!» rispose lei, avvicinandosi alla finestra per aprire le tende.

«Aspetta, sono solo le 7:38 e mi stai già svegliando?!» le chiesi accigliata, fulminandola con lo sguardo.

«Come sarebbe “sono solo le 7:38”? Abbiamo lezione presto stamattina» disse, sbuffando sonoramente.

«Lezione presto? Tesoro, sono solo le 7:38. Avresti dovuto aspettare almeno fino alle otto prima di svegliarmi» dissi con un lamento e le strappai di mano il piumone, coprendomi di nuovo.

«Dai, Sasha, dobbiamo essere in aula prima delle 8:30, e lo sai» replicò lei, togliendomi di nuovo il piumone.

«Lasciami in pace» dissi, mettendo il broncio.

«Non ti lascio finché non ti alzi e vai a farti una doccia. L'ultima volta che mi hai costretta a prepararmi in fretta, mi hai tormentata tutto il giorno» disse, e mi afferrò le gambe, trascinandomi giù dal letto.

«Ah, brutta strega!» urlai, rialzandomi da terra con un sorrisetto.

«Sei morta se ti prendo» gridai, afferrando uno dei cuscini da terra con un ghigno.

«Non ci provare» disse lei, cominciando a indietreggiare.

«Fermami, Barbie» dissi con un sorriso, e iniziai a rincorrerla per la stanza.

«Sai che c'è? Va bene, ci sto» rispose anche lei, prese il secondo cuscino e cominciammo a colpirci a vicenda, urlando a squarciagola.

«Oddio, che spasso! Era da un sacco che non lo facevamo» dissi lasciandomi cadere sul letto, col respiro affannato.

«Già! Mamma mia, non respiro!» disse lei, e scoppiammo subito a ridere.

«Dovremmo farlo più spesso» dissi ridacchiando.

«Ti prego, no! Faccio letteralmente fatica a respirare adesso» disse ansimando, e si alzò di scatto dal letto.

«Che c'è, Bluey?» le chiesi, fissandola mentre si infilava in fretta e furia le ciabatte.

«Che siamo in ritardo, scema!» urlò e corse fuori dalla mia stanza. Mi voltai verso la piccola sveglia in camera mia e vidi che erano già le 7:58.

«Merda!» urlai e mi alzai di scatto dal letto, correndo in bagno.

#40 minuti dopo#

Harvard University

«È tutta colpa tua se siamo in ritardo a lezione!» disse Bluey, camminando velocemente e guardando l'orologio da polso.

«Non è colpa mia, è colpa nostra, Bluey» dissi, cercando di tenere il suo passo.

«Davvero? Colpa mia? Se tu non mi avessi colpito con un cuscino e non ti fossi alzato dal letto, io non ti avrei colpito a mia volta» disse, e per poco non scoppiai a ridere, ma cercai di trattenermi.

Ogni volta che Bluey è arrabbiata o spaventata, si comporta e parla in modo adorabile, come una bambina. È per questo che a volte la faccio arrabbiare di proposito, solo per vedere quel suo lato.

«Va bene, ammetto che è colpa mia, ma non puoi negare che ci siamo divertiti» dissi con un sorrisetto, dandole una gomitata.

«Sì, è vero» rispose lei con un sorriso, facendo ridere anche me.

«Però sono arrabbiata perché... è la lezione della professoressa Shirley» aggiunse, accigliandosi e sistemandosi.

«Aspetta... è la lezione della professoressa Shirley?» esclamai, trattenendo il fiato e portandomi le mani alla bocca.

«Vorrei non aver scelto Economia, ma Amministrazione Aziendale. Almeno lì non ci sarebbe una professoressa Shirley a rendermi la vita impossibile» disse Bluey con un sospiro, mordendosi le labbra mentre saliva le scale.

«Chissà perché ci tratta come se fossimo ancora al liceo.»

«Siamo nella merda fino al collo, te lo giuro» dissi, sbuffando.

Finalmente ci fermammo davanti all'aula e Bluey fece un respiro profondo prima di spalancare la porta... E credetemi se vi dico che tutti si girarono verso di noi, compresa la professoressa Shirley, che ci fulminò con lo sguardo.

«E mi spieghereste perché arrivate solo ora alla mia lezione?» chiese con un'espressione corrucciata, fissandoci entrambe.

«Ci scusi, professoressa Shirley... È sorto un imprevisto, per questo siamo in ritardo» rispose Bluey, ma quella sbuffò sonoramente.

«Non voglio che si ripeta. Ora, per favore, andate a sedervi. E quanto a te, Sasha, cerca di non disturbare la lezione come l'ultima volta» disse, indicandomi.

«Grazie» mormorammo, e ci dirigemmo in fondo all'aula dove c'erano alcuni posti liberi.

«Dunque, come stavo dicendo, le dinamiche economiche possono anche descrivere la capacità di un'economia di adattarsi a circostanze mutevoli, come il cambiamento della domanda dei consumatori o della disponibilità di risorse» disse, mentre tutta la classe la osservava in silenzio.


Mattina

Villa Knight

9:22

Il punto di vista di Xena

Fissai il tablet e sbuffai sonoramente, osservando la foto della donna su cui Knight mi aveva detto di indagare. Aveva un viso così perfetto... il chirurgo plastico aveva fatto davvero un ottimo lavoro, pensai, continuando a camminare verso la stanza di Knight.

È impossibile che questa forma sia naturale, pensai. Bussai alla porta di Knight, ma la prima volta non rispose.

Bussai di nuovo e sentii la sua voce profonda e sexy dire «Avanti», prima di spingere la porta ed essere accolta dalla dolce fragranza della sua stanza.

Aveva appena finito di farsi il bagno e aveva un asciugamano avvolto intorno alla vita.

Sorrisi e mi morsi il labbro mentre fissavo il suo perfetto busto nudo... i suoi tatuaggi stupendi e i meravigliosi addominali a tartaruga. Cazzo, è la vera definizione di uomo affascinante e sexy, pensai, quasi mordendomi il labbro davanti a lui.

«Buonasera, no, volevo dire buongiorno» dissi, facendo un piccolo inchino, ma non ottenni alcuna risposta da parte sua.

«Ho fatto quello che mi ha detto di fare ieri sera» continuai, ma lui rimase ancora in silenzio, limitandosi a fissarmi con freddezza.

«Ti avevo detto di portarmelo la mattina presto e, l'ultima volta che ho controllato, le 9:00 non sono la mattina presto» disse, e io deglutii a fatica.

«Mi scusi, pensavo che stesse ancora dormendo, ecco perché non l'ho portato molto presto» dissi, e lo sentii sbuffare.

«E chi ti ha detto che ho dormito?» chiese con un'espressione accigliata, e notai che aveva delle occhiaie profonde.

«Mi scusi, Capo. Volevo anche dirle che se vuole liberarsi di quella donna, potrei farlo io per lei» dissi, e lui mi fulminò immediatamente con lo sguardo.

«Lascia lì ed esci» disse senza darmi una risposta, voltandosi verso lo specchio. Fissai la sua schiena e appoggiai delicatamente il fascicolo sul letto, uscendo dalla sua stanza di malumore.


Sera

8:22 AM

Il punto di vista di Bluey

«E per favore, non dimenticarti di prendere anche le carote!» urlò Sasha dalla sua stanza.

«Ti ho sentita, Chef Sasha» risposi con una risatina, chiudendo la porta e uscendo di casa.

Sto andando in un negozio in fondo alla strada per comprare delle verdure per Sasha. Non so perché stasera abbia questa voglia improvvisa di verdura. Ogni volta che ha il ciclo, si comporta come una donna incinta.

È fortunata ad avere i crampi mestruali, altrimenti non avrei mai accettato di uscire di casa così tardi solo per comprare della verdura.

Camminai per circa cinque minuti prima di arrivare finalmente al negozio e, per fortuna, era ancora aperto.

«Buonasera, signora Smith» salutai entrando.

«Buonasera, Angelo. Cosa ti porta nel mio negozio a quest'ora?» disse con un sorriso.

«Verdure» risposi con una risatina, e lei sorrise subito.

«Sei uscita così tardi solo per comprare della verdura?» chiese, sarcastica.

«Già, e si fidi, è tutta colpa di Sasha» dissi.

«Ovviamente. Vai a prenderle prima che si faccia davvero tardi» disse, e io andai subito nell'angolo della verdura, scegliendo quello che mi serviva. «Ecco» dissi, appoggiando la spesa davanti a lei.

«Okay... fanno 20 dollari» disse, e io pagai subito, uscendo dal negozio. All'inizio stava andando tutto liscio, ma poi, all'improvviso, cominciai ad avere di nuovo la sensazione di essere seguita.

Mi fermai di colpo per vedere se riuscivo a sentire dei passi, ma non sentii nulla. Feci un respiro profondo e continuai a camminare, e questa volta sentii i passi forti e chiari. Qualcuno mi sta decisamente seguendo, pensai, e subito accelerai il passo, quasi corricchiando.

I passi diventarono così forti e chiari che dovetti persino mettermi a correre, con la persona che mi inseguiva. Non ero una gran corridora per via del mio peso, così quella persona mi raggiunse e mi afferrò per un braccio, facendomi strillare per lo spavento.

Mi tirò verso di sé per farmi voltare, e mi ritrovai davanti un uomo di media statura che mi fissava con lussuria. La prima cosa che mi colpì fu l'odore di alcol e sigarette.

«Lasciami!» urlai, ma quel bastardo continuava a fissarmi, leccandosi le labbra annerite.

«Sei così dannatamente sexy... è da un po' che ti tengo d'occhio, e stasera ti assaggerò» mi disse in faccia, e sentii la voglia di vomitare per l'odore che emanava la sua bocca.

Aspetta... Era lui che mi stava pedinando? Ma non aveva odore di legna bruciata, pensai, ma cominciai a urlare nel momento in cui iniziò a trascinarmi verso un vicolo buio.

«Lasciami! Aiuto, qualcuno mi aiuti!» gridai, e lui mi coprì subito la bocca con la mano, facendomi emettere solo suoni soffocati e incomprensibili.

No, ti prego, non posso perdere la verginità in questo modo, pensai, e cercai di divincolarmi, ma era troppo forte.

Mi gettò a terra e mi si mise sopra, cercando di togliermi i pantaloni, e tutto quello che potevo fare era agitarmi e piangere in silenzio, dato che avevo la bocca tappata.

Stava quasi per riuscire a sfilarmi i pantaloni quando sentimmo qualcuno dire: «Vuoi proprio morire, non è vero?» disse la voce gelida.

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