Brutto sorriso

Mattina

Casa di Bluey e Sasha

7:23

Il punto di vista di Bluey:

«Ti prego, no» dissi, cercando di allontanare il ragazzo mentre si chinava verso di me.

«Ti farò sentire da dio, tesoro» rispose lui, baciandomi sul collo e facendomi sfuggire un gemito sommesso.

Interruppe i baci, mi rivolse un sorriso malizioso e poi cominciò a slacciarsi la cintura.

«Ti prego, non farlo» protestai, ma all'improvviso sentii qualcuno chiamare il mio nome da lontano.

«Bluey» sentii di nuovo, e aprii di scatto gli occhi.

«Ma che diavolo, Bluey? Sono tre minuti che provo a svegliarti» disse Sasha. Mi guardai intorno e mi resi conto di essere in camera mia.

Non posso credere che fosse solo un sogno, sembrava così reale... In sogno avevo persino sentito la dolcezza con cui mi succhiava il seno, e mi morsi un labbro.

«Sorridevi un sacco e hai anche gemuto nel sonno» aggiunse, per poi sussultare.

«Aspetta... stavi facendo un sogno erotico?» chiese, scoppiando a ridere.

«Sì, Sasha, ho sognato quel tipo e stavamo per farlo» borbottai con un sospiro.

«Cosa? Assurdo!» esclamò lei, fissandomi.

«Ti ho portato la colazione a letto» disse, indicando di lato, e mi voltai per vedere che aveva davvero cucinato per me.

«Grazie, sorellina» dissi con un sorriso.

«Prego. Mangia, fatti una doccia e raggiungimi in salotto, così parliamo meglio del tuo sogno» disse, poi si alzò dal letto. Stava per uscire dalla stanza quando la chiamai.

«Sì?» rispose lei, voltandosi.

«Pensi che sia un segno? Che quello che ha detto quell'uomo spaventoso ieri sera si avvererà?» chiesi con voce tremante, guardandola.

«Sono solo superstizioni, Bluey. Non esiste che i sogni si avverino. Forse è solo perché ci hai pensato prima di addormentarti» rispose, facendomi tirare un sospiro di sollievo.

«Lo spero tanto, Sasha, perché in questo momento ho una paura fottuta» dissi.

«Non devi averne, tesoro. Ti prometto che se quel tizio prova a fare una stupidaggine... gli taglio le palle» disse, e io ridacchiai subito.

«Hai sempre la parola giusta per farmi sentire meglio quando ho paura. Grazie, Sasha» dissi, e lei sorrise mostrando i denti prima di uscire dalla mia stanza.

Presi il vassoio e lo scoprii: aveva preparato pane e burro d'arachidi con un bicchiere di latte caldo. Sorrisi e cominciai subito a mangiare. Finito di mangiare, posai il piatto sul comodino e mi alzai dal letto, dirigendomi verso l'armadio.

Scelsi un paio di jeans attillati e un crop top, poi presi anche la biancheria intima da indossare e la lasciai cadere sul letto.

Mi tolsi i vestiti, poi le mutandine e, stranamente, erano fottutamente bagnate. Ti prego, non dirmi che è per via di quel sogno inquietante che ho fatto, pensai, togliendomele in fretta prima di entrare in bagno.

#10 minuti dopo#

«Wow, guarda chi risplende» disse Sasha in modo teatrale, facendomi ridacchiare mentre entravo in soggiorno. La guardai sorpresa, poi sbuffai.

«Aspetta, Sasha, perché non sei ancora vestita?» le chiesi, e lei rise leggermente prima di rispondermi.

«Lo sapevo che te n'eri dimenticata. Oggi non abbiamo lezione di mattina, sciocchina» disse, facendomi rimanere a bocca aperta. È vero, oggi avevamo lezione di pomeriggio, ed era per questo che ieri sera le avevo detto di non svegliarmi presto. Non posso credere di essermene dimenticata.

«Non posso credere che te lo sia scordato. Quel sogno bagnato deve averti proprio dato alla testa» disse con un sorriso, alzandosi e venendo verso di me.

«Senti, Bluey, non pensarci troppo. Io vado al bar in centro a prendere il mio libro da Cindy e ti prometto che al ritorno ti compro lo spray al peperoncino nella via accanto. Quell'uomo non ti toccherà, okay?» disse, e mi abbracciò.

«Speriamo, Sasha. Non sono ancora pronta a perdere la verginità... Insomma, l'ho conservata per così tanto tempo solo per donarla a mio marito. E sai che è stato questo il motivo per cui io e Giveon ci siamo lasciati... perché mi sono rifiutata di fare sesso con lui» dissi con un sospiro.

Giveon era un ragazzo più grande e il mio folle e ossessivo fidanzato dei tempi del liceo; siamo stati insieme per un mese. In pratica ci siamo lasciati perché mi aveva chiesto di fare sesso e io mi ero rifiutata categoricamente.

«Giveon, quel verme. A proposito di lui... quand'è l'ultima volta che l'hai visto?» chiese Sasha, e io rabbrividii.

«Al centro commerciale, tre anni fa» risposi.

«Quel bastardo... spero che tu non lo incontri mai più in vita tua. Era un vero stronzo. Non pensarci troppo... io vado, ci vediamo dopo, tesoro» disse con un sorriso e uscì dalla stanza.

Fissai la porta e lasciai cadere la borsa sul divano, sedendomi con un sospiro profondo.


Il punto di vista di Sasha

Presi un taxi per il bar e pagai l'autista prima di scendere. Entrai nel locale e Cindy, non appena mi vide, lanciò un gridolino e mi salutò con la mano, tutta eccitata. Sorrisi e la salutai a mia volta, poi mi avvicinai a lei.

«Ciao Sasha» disse lei con un sorriso.

«Ehi, sembri così felice. Qual è il segreto?» chiesi con una risatina, sedendomi sulla sedia di fronte a lei.

«Certo che lo sono, oggi non devo vedere la signorina Shirley» disse, e scoppiammo subito a ridere.

«È una vera guastafeste» dissi, alzando gli occhi al cielo.

«Vorrei solo che non fosse nel nostro dipartimento» sbuffò lei.

«Anch’io» mormorai ridacchiando.

«Come sta la nostra Belloccia?» mi chiese.

«Sta bene, l'ho lasciata a casa. Non si sente molto bene, per questo ho un po' di fretta» risposi con un sospiro.

«Oh, per favore, salutamela tanto da parte mia» disse.

«Lo farò… Allora, dove sono i libri?» chiesi, e lei tirò subito fuori la borsa per prendere il volume.

«Eccoli» disse, porgendomeli.

«Grazie, questo te lo restituisco più tardi» dissi, mostrandoglielo.

«Non ce n'è bisogno, fai con comodo» rispose con un leggero sorriso.

«Grazie, Cindy. È meglio che vada, adesso» dissi, alzandomi in piedi.

«Aspetta, lascia che ti offra almeno un caffè» propose.

«No, no, no… non devi» mi affrettai a dire.

«Insisto, ti prego. Ho già pagato il caffè al cameriere, quindi prendilo prima di andartene» disse con un sorriso.

«Grazie, Cindy. Ciao» dissi, e mi avvicinai al cameriere. Presi il caffè e ne bevvi un sorso uscendo dal locale, ma andai a sbattere contro qualcuno, rovesciando la bevanda addosso a entrambi.

«Ma sei…» stavo per dire "cieco", ma non appena vidi il suo viso, mi trattenni e dissi: «Sta bene, signore?»

Era un uomo alto e dannatamente affascinante. Non era un americano bianco, ma nero, e la sua pelle non era poi così scura. Forse uno dei suoi genitori è afroamericano, pensai, mordendomi le labbra.

«No, la pelle mi si sta letteralmente spellando. Ma sei cieca o cosa?» disse con un'espressione accigliata, guardandomi male mentre cercava di evitare che la camicia gli toccasse la pelle.

Se me l'avesse detto chiunque altro… sarei andata su tutte le furie, ma invece sorrisi e chinai la testa.

«Mi dispiace tanto, signore. Aspetti, la aiuto io» dissi, e usai il mio fazzoletto per pulirgli la camicia.

«Smettila, me la stai macchiando ancora di più» disse, afferrandomi la mano.

«Oh, mi scusi… Posso offrirle un caffè per rimediare?» chiesi, mordendomi un labbro.

«Non è necessario» disse, e stava per andarsene, ma gli afferrai subito il braccio. Non c'è modo che io lasci andare un ragazzo così carino, pensai, ridacchiando nervosamente. Lui guardò la mia mano sul suo braccio e sbuffò sonoramente.

«La prego, mi lasci fare… Aspetti qui, torno subito» dissi, e corsi di nuovo dal cameriere.

«Mi dia subito una tazza di caffè» dissi e, grazie al cielo, fu veloce.

«Ecco» dissi dopo aver comprato il caffè, e glielo porsi respirando affannosamente. Mi fissò e mormorò un "grazie" prima di prenderlo.

«Come ti chiami?» chiesi, guardandolo fisso. Aspettò qualche secondo, come se stesse valutando se dirmi o no il suo nome.

«Cody» mormorò infine, e si voltò, allontanandosi dal locale.

«Cody» sussurrai. Un nome così sexy per un uomo così sexy, pensai, fissando la sua schiena.

«Aspetta, non ti ho detto il mio nome!» gridai quando mi resi conto di non essermi presentata, ma lui era già salito in macchina e sfrecciato via.

«Non gli ho nemmeno chiesto il numero» mormorai tristemente, guardando la sua auto allontanarsi.

«Cody» ripetei, e sorrisi ampiamente.


Villa Knight

Mattina

Il punto di vista di Knight

Risi per l'ennesima volta, ricordando l'espressione spaventata sul suo viso la notte scorsa. Dannazione, stranamente quello sguardo mi ha eccitato ancora di più, pensai, mordendomi le labbra.

Il suo seno era così incredibilmente morbido e le sue labbra… avrei voluto divorarle da quanto erano soffici. Non vedo l'ora di averla sotto di me, mentre urla il mio nome.

Odio il fatto che ora faccio sempre sogni bagnati per colpa sua… solo per quel bacio, e adesso il mio cazzo mi fa male… ma non per molto, pensai con un ghigno.

«Sono quattro minuti che ridacchia giocando con il cibo. C'è qualcosa che non va, capo?» sentii chiedere a Xena, cosa che mi infastidì parecchio.

«Non sono affari tuoi» risposi seccamente. Come osa interrompere i miei pensieri, pensai, accigliandomi all'istante.

«Mi scusi, pensavo solo che ci fosse… magari un problema» mormorò lei, e continuò a mangiare.

«Beh, allora dovresti farti gli affari tuoi… Se non ricordo male, ti ho detto di non rivolgermi la parola finché non sono io a farlo. Bene… attieniti a questo» dissi, e stavo per alzarmi quando la porta si aprì e Cody entrò, ridacchiando come un matto.

«Bentornato, Cody» disse Xena, e lui si limitò ad annuire.

«Cos'è quello stupido sorriso che hai in faccia?» chiesi con un'espressione corrucciata.

«Oggi è successa una cosa divertente» disse semplicemente, e si allontanò, lasciandoci a fissarlo confusi.

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