Capitolo 6
La sgualdrina sbuffò. "Non succederà. Non chiedo scusa a nessuno per niente." Presi un respiro profondo. "Questo potrebbe sembrare assolutamente folle, ma cos'è un compagno?" I suoi occhi si spalancarono un po'. "Ho sentito che lo menzionavi prima e beh..." Mi fermai; Summer mi fece cenno di continuare. "Mi sono scontrata con il nostro istruttore stamattina mentre uscivo di corsa dal caffè. Quando mi ha guardata, ha detto, Compagna - Mia." Spiegai. "E cosa hai fatto?" chiese mordendo il suo cibo. "Mi sono spaventata e sono scappata, poi tu mi hai trovata per terra." Mi fermai di nuovo bevendo un sorso del mio tè e guardandomi intorno. Volevo assicurarmi che nessuno stesse ascoltando. Summer sedeva tranquillamente aspettando che continuassi. "Dopo che te ne sei andata, Gwen la sgualdrina." Dissi il suo nome con disgusto. "Praticamente gli si è buttata addosso, era, era disgustosa. Lui le ha detto che era contro le regole della scuola e che doveva smettere di toccarlo perché la sua compagna non avrebbe apprezzato che lei lo toccasse. Le ha detto di andarsene, di trovare un altro corso. Dopo che se ne è andata, piuttosto arrabbiata, devo aggiungere, ho cercato di andarmene ma lui mi ha inchiodata alla porta e mi... mi ha annusata. Ha detto che profumavo di vaniglia e caprifoglio e poi ha iniziato a baciarmi il collo." Finì scrunching il mio viso. "Non ho idea di cosa stia succedendo, per quanto fossi spaventata, sembrava giusto e così giusto. Come se dovessi stare con lui, ma non ho idea di cosa sia un compagno, e NON ho idea di chi sia lui. Ha detto che la sua compagna non avrebbe apprezzato che lei lo toccasse eppure mi ha inchiodata alla porta e mi stava baciando!" Sussurrai urlando. "Allora, com'era il bacio?" chiese Summer con un enorme sorriso. "Summer!!! È tutto quello che hai capito da quello che ho appena detto?" La rimproverai. "Oh, e che diavolo è un COMPAGNO?" Sussurrai urlando fissandola.
"Storm!! Porta il tuo culo grasso qui ORA!" Mi gelai dalla paura mentre la sua voce familiare mi riempiva le orecchie. "Fred? Cosa ci fai qui?" Gli chiesi con gli occhi spalancati dalla paura mentre si avvicinava a me. Summer si avvicinò a me. "Mimi, stai bene? Chi è lui?" chiese. "Dovevi essere a casa per pranzo! Hai dimenticato che avevamo ospiti? Hai idea dell'imbarazzo che hai causato a tua madre dovendo ordinare da asporto?" Urlò afferrandomi il polso con forza, le sue unghie si conficcavano nella mia pelle. Feci una smorfia di dolore. "Ho lasciato il cibo in frigo, tutto quello che doveva fare era metterlo in forno per venti minuti." Gli dissi cercando di liberare il mio polso che ora sanguinava cercando di non fare contatto visivo con lui. "Non era abbastanza! Tua madre l'ha buttato via! Ha detto che non era nemmeno degno di essere dato a un animale selvatico." Ora mi teneva per il colletto. "Non è un mio problema! Ho fatto quello che ha chiesto, se voleva qualcosa di diverso allora avrebbe dovuto farlo lei stessa!" Dissi tra i denti. Sapevo che nel momento in cui quelle parole uscivano dalla mia bocca, la punizione sarebbe piovuta su di me e di tutti i posti, qui a scuola davanti a tutti. La prossima cosa che so è che il lato del mio viso bruciava. Potevo sentire Summer urlare contro di lui. "Allontanati da lei stronzo. Non toccarla di nuovo!" Ringhiò mentre il suo pugno scendeva su di me ancora e ancora, caddi a terra, e lui iniziò a prendermi a calci nelle costole, nello stomaco e ovunque potesse arrivare. "Fatti i fatti tuoi stronza o sarai la prossima!" Le ringhiò. "Vorrei proprio vederti provare e lei è affar mio!" Ringhiò Summer di rimando. "Summer, per favore smetti, va bene." Gemetti verso di lei."TOGLI LE MANI DA LEI!!" sentii qualcuno ruggire. Cercai di strisciare via da Fred, ma lui mi calpestò la spalla, fermandomi mentre sentivo un rumore di scoppio. Alzai lo sguardo cercando di vedere cosa stesse succedendo. Sentii rumori di lotta, guaiti, ringhi e grugniti. Cosa stava succedendo? Vidi Fred gettato a terra a pochi metri da me. Era coperto di sangue ed era un mucchio informe accanto a me. Chi gli aveva fatto questo? La mia vista iniziava a offuscarsi, ma riuscivo a vedere un gruppo di piedi che circondava Fred. Volevo solo rannicchiarmi nel mio letto e non uscire più. "Oh, mia Dea, Mimi. Cosa ti ha fatto?" Summer ansimò. "Blasé! Vieni qui, SUBITO!" urlò. Perché lo sta chiamando? Come conosce il suo nome? Lo conosce? "La mia testa mi sta uccidendo." mormorai. Cercai di alzarmi. "Devo andare dai miei piccoli. Saranno così preoccupati per me." dissi, ma mi sentii vacillare e prima di cadere di nuovo a terra, un paio di braccia calde mi afferrarono. Potevo sentire scintille dove le sue dita mi toccavano. Non potei fare a meno di avvicinarmi di più a lui. "Va tutto bene, amore mio. Ti ho presa. Sei al sicuro. Non ti farà mai più del male, nessuno ti farà del male." sussurrò. Prima di cadere nell'oscurità, dissi, "Trigemini."
"Trigemini?" ripetei guardando Summer. "Esatto, quella sgualdrina si riferiva a dei piccoli mostri." disse Summer voltandosi verso di me. "Ha dei figli. Tre di loro?" dissi ad alta voce cullandola tra le mie braccia. "Summer, vai a controllare l'asilo, forse vanno lì. Se è così, portali alla casa del branco, magari sapranno cosa sta succedendo e cosa è successo alla loro mamma." Summer annuì e corse verso l'asilo. "Blasé, cosa facciamo con lui? Le autorità umane lo lasciano a noi." informò Silas. "Portalo nelle celle, fai preparare il dottore, scopri cosa puoi su mia compagna e la sua famiglia." ordinai, entrando sul sedile posteriore della mia macchina ancora tenendo la mia compagna. Sì, ho un autista personale. "Robbie, riportaci alla casa del branco rapidamente." ordinai. "Hai capito, capo." Ci portò rapidamente ma con attenzione all'ospedale del branco.
"Alpha, di qua, ho una stanza pronta per lei." dichiarò il dottore responsabile. Seguii il dottore in una delle stanze private.









































































































































































