Duecentoquarantaquattro

Mi sedetti nella sala d'attesa sterile dell'ospedale, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, le mani affondate nei capelli. L'odore dell'antiseptico mi pungeva le narici, ma quasi non me ne accorgevo. Il mio corpo era intorpidito, svuotato, tranne che per il battito sordo e incessante nel petto che si...

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