Capitolo 8
Il punto di vista di June
«Stavo facendo jogging sulla costa perché ieri sera non ne ho avuto l'occasione. Non sapevo che sarebbe stato lì, e poi ha semplicemente iniziato a correre al mio fianco. Non è che possa controllare quello che fa. A quanto pare, voleva solo assicurarsi che non stessi cercando di cambiare Tiffany, o qualcosa del genere. Non lo so. Perché McBride ti ha chiamato?» chiesi, spostando i sospetti su di lui.
McBride era l'uomo di mezza età che gestiva il negozio di surf sulla costa. Era noto per farsi gli affari suoi, e nessuno si sarebbe mai sognato di dargli della spia. McBride si girava sempre dall'altra parte quando c'erano minorenni che bevevano o che facevano a botte. E allora perché avrebbe dovuto chiamare lo sceriffo per una sciocchezza come l'aver visto me e JJ fare jogging stamattina?
«McBride si sta solo preoccupando per te, tesoro. Devi stare alla larga da quel ragazzo. È solo una fonte di guai. Lo sai bene» disse, scuotendo la testa con aria esasperata.
«Certo.» Sapevo che stava mentendo. A McBride non poteva importare di meno. Molto probabilmente, papà lo aveva beccato a fare qualcosa di poco conto e lo aveva lasciato andare a condizione che mi tenesse d'occhio. Non sarebbe stata la prima volta, ma avrei parlato io stessa con McBride non appena papà fosse crollato per il resto della giornata.
«Grazie per la colazione» disse lui, afferrando l'ultimo fagottino e salendo le scale. «Conosci le regole. Niente ragazzi, droga o alcol, e stai alla larga da casa Jacobson. E non guidare la macchina.» Ripetei ogni regola a mezza bocca mentre le elencava. Non so perché senta il bisogno di ripeterle ogni singolo giorno, ma lo fa. Forse così non potrò mai usare la scusa di essermele dimenticate, o di non averlo sentito.
«Lo so, papà. Ti voglio bene!» gli urlai dietro, mentre era già di sopra.
«Anch'io ti voglio bene, tesoro.»
Non ci mise molto ad addormentarsi. Credo che la notte scorsa fosse stata pesante per lui, perché russava così forte che potevo sentirlo dalla mia camera mentre andavo a prendere il costume. Oggi avrei nuotato in spiaggia e, già che c'ero, avrei parlato con McBride. Non avevo ancora lavato il costume intero rosso di un paio di sere prima, quindi mi rimaneva solo il due pezzi striminzito che avevo giurato non avrei mai indossato in pubblico. Con un sospiro profondo, mi infilai quel piccolo pezzo di tessuto blu, fissandomi allo specchio. Ho un bel fisico. Lo so io, e lo sanno i ragazzi, ma non significa che mi piaccia mostrarlo. Così mi coprii con il copricostume bianco che avevo comprato un paio di estati fa, ma mai usato, e uscii. Lasciai un post-it sul frigo con scritto dove andavo, nel caso in cui papà si fosse svegliato chiedendosi dove fossi finita.
Il sole cocente dell'estate era più di quanto potessi sopportare durante la passeggiata verso il negozio di surf. Non vedevo l'ora di tuffarmi nell'oceano, sperando che fosse abbastanza freddo da darmi un po' di sollievo da quel caldo. Purtroppo, sapevo di dover parlare con McBride prima di poter cercare un po' di tregua dall'aria rovente. La fila era corta, così aspettai il mio turno, mettendomi dietro a Montana, il nostro surfista locale con un talento da professionista.
«Ehi, che ci fa June in fila? Se non ricordo male, l'ultima volta che hai provato a fare surf hai preso una bella batosta» mi prese in giro Montana quando si accorse di me.
«Non che siano affari tuoi. Sto solo aspettando di parlare con McBride.»
«Lo sai che non gli piacciono le ragazzine, vero?» Montana oggi era un vero stronzo.
«Lo sai che non gli piacciono i ragazzini, vero?» gli feci la stessa domanda.
«Aggressiva.» Alzò una mano come se fosse un gatto che graffia l'aria.
«Sempre.» Gli feci un sorriso palesemente finto, al quale lui rispose con un sorrisetto.
«Mi piacciono le ragazze aggressive.» Mi fece l'occhiolino, ridacchiando per lo stupido rossore che mi aveva provocato. Non ero abituata a essere corteggiata, nemmeno per scherzo. Perché all'improvviso tutti interagivano così tanto con me?
«Non credo che a loro piaccia tu.»
«Povero cuore mio. Questa fa male, June.» Finse di essere triste, sporgendo il labbro inferiore in un leggero broncio.
«Montana, cosa ti serve?» lo chiamò McBride, visto che era arrivato il suo turno.
«Ho finito la paraffina. Dammi la migliore che hai. Sai come mi piace.»
«Ricorda che non gli piacciono i ragazzini» presi in giro Montana per la sua frase infelice. Fu colto alla sprovvista e mi fissò sorpreso.
«Che si dice, June? Non sono sicuro che ci sia una tavola pronta a reggerti. Sei più tosta delle onde» scherzò McBride quando mi notò dietro a Montana.
«In cosa ti tiene in pugno?» inarcai un sopracciglio, sfidandolo a mentirmi. Sapevo che avrebbe capito esattamente cosa gli stavo chiedendo. In cosa ti tiene in pugno papà?
«Chi cosa?» chiese lui, fingendo di non sapere.
«Vuoi davvero che sia io a dirlo? Dimmi solo cosa ha contro di te per averti spinto a chiamarlo stamattina presto.» Incrociai le braccia, fulminandolo con lo stesso sguardo che papà riserva ai criminali quando cerca di farli crollare. Accortosi che Montana stava origliando, McBride lo mandò via, regalandogli la paraffina pur di farlo sparire più in fretta.
«Mi dispiace, June. Mi ha beccato con la vecchia Mary Jane la sera in cui hai salvato JJ sulla costa. Mi ha detto che mi avrebbe lasciato andare, a patto che ti tenessi d'occhio ogni volta che venivi in spiaggia. E si è portato via anche la mia Mary.» McBride sospirò, pensando al modo in cui si tirava su il morale di tanto in tanto.
«Pensavo avessi smesso con Mary Jane.» Gli lanciai l'occhiata più delusa e materna di cui fossi capace.
«È un richiamo irresistibile, amico. È difficile rinunciare a una bellezza come Mary. Ma porca miseria, tuo padre... Non dovrebbe rivelare le sue fonti. Non lo sa?» Scosse la testa.
«A quanto pare no. Ti propongo un patto, McBride. D'ora in poi, gli dirai che sto benissimo, anche se non è vero, e io non dirò a nessuno che sei sul libro paga dello sceriffo.» Gli feci un sorriso condiscendente mentre gli esponevo la mia offerta, che era più una minaccia per la sua attività.
«Non sono sul suo libro paga,» protestò, scuotendo vigorosamente la testa.
«Ne sei sicuro?» inarcai un sopracciglio, prendendo una delle bottigliette d'acqua che teneva nel frigo portatile lì fuori. Quando la aprii, gocciolò dappertutto. Bevvi un sorso prima di parlare di nuovo. «Considererò il tuo silenzio come un'accettazione del mio patto. Arrivederci, McBride.»
«Sei tale e quale a tuo padre!» mi gridò dietro mentre mi allontanavo.
«Sono peggio!» gli risposi di rimando, salutandolo con la mano sopra la testa.
Trovato un punto appartato, mi sfilai il copricostume e mi immersi nell'oceano. Purtroppo l'acqua era piuttosto calda e non offriva alcun sollievo. Nuotai finché non sentii le braccia sul punto di staccarsi, poi mi lasciai galleggiare. Stavo osservando le nuvole con noncuranza quando qualcuno mi tirò sott'acqua. Il cuore prese a battermi all'impazzata per l'adrenalina che mi scorreva veloce nelle vene. All'inizio temetti fosse uno squalo ma, non sentendo alcun dolore, il pensiero svanì. Riemersi con una spinta e vidi Montana che sorrideva.
«Ma che ti prende?» gli schizzai addosso dell'acqua, palesemente arrabbiata.
«Cosa? Sembravi troppo rilassata.»
«E allora?»
«E allora volevo darti fastidio.» Fece spallucce, come se questo giustificasse il suo comportamento.
«Lasciami in pace e basta.» Alzai gli occhi al cielo e provai ad allontanarmi a nuoto, ma lui mi afferrò per un polso.
«Aspetta,» disse, lasciandomi andare per non farmi affondare. «Il sindaco parte per le vacanze e stasera ci sarà una festa. Dovresti venire.»
Quelle poche parole scatenarono un milione di pensieri nella mia testa. Il primo fu per Tiff. Che fosse lei a organizzare la festa e avesse pensato fosse meglio non invitarmi? Se era seria quando diceva di voler essere mia amica, perché non mi aveva invitata lei stessa? Si vergognava a farsi vedere con me? Era per questo che mi aveva portata al loro nascondiglio e non in un posto pubblico?
Poi la mente corse a Montana, quel ragazzo carino con i capelli biondi e spettinati. Perché mi stava chiedendo di andare? Mi stava invitando a un appuntamento? O lo stava solo dicendo nella speranza che io andassi e di vedermi lì? Perché tutto quell'interesse improvviso per me? Avevamo frequentato le stesse scuole per tutta la vita e non mi aveva mai degnata di uno sguardo.
«Io non vado alle feste.» Scossi la testa, decidendo che fosse meglio tirarmi fuori da quella situazione. Così non avrei dovuto preoccuparmi di trovare una risposta a tutte quelle domande.
«Ci sei andata un paio di sere fa.» Si riferiva alla festa dei maturandi, dove avevo dovuto salvare JJ da morte certa. «Dai, June. Sarà divertente. Ti prometto che ti farò divertire.»
Vedendo che Montana non mi avrebbe lasciata in pace finché non avessi detto qualcosa di diverso da un "no", gli risposi: «Ci penserò».
Mi allontanai a nuoto, decidendo che fosse meglio tornare a casa prima di scottarmi. Raccolsi le mie cose e vidi che avevo alcune chiamate perse e dei messaggi. Preoccupata che fosse papà, sbloccai subito il telefono, solo per scoprire che era stata Tiff. La preoccupazione, però, non svanì, perché mi chiesi se si fosse fatta male. La chiamai immediatamente, tenendo il telefono stretto tra la spalla e l'orecchio per avere le mani libere e recuperare la mia roba. Rispose al secondo squillo e un'ondata di sollievo mi pervase nel sentire la sua voce allegra.
