CAPITOLO 4
ANASTASIA
Quando si parla di male puro, si parla dell'Alpha Diego. A quanto ho sentito, è un Alpha alla luce del sole, ma in segreto è un uomo pericoloso. In breve, è un boss mafioso della malavita, che si nasconde nell'ombra.
Ricordo ancora tutte le parole e gli avvertimenti di mio padre riguardo a quell'Alpha. Lo definiva il braccio destro del diavolo sotto mentite spoglie. Lo dipingeva come un mostro assetato di sangue e difficile da catturare.
«Quel bastardo riesce a far credere a molti di essere un santarellino, ma non mi faccio fregare. È un boss mafioso di una società segreta che schiaccia chiunque sia di rango superiore a lui. In pubblico finge di essere un uomo d'affari, ma è un assassino» mi aveva confidato mio padre in una fredda notte.
«Ho sempre sperato che un giorno quel bastardo venisse preso dalle autorità, ma a quanto pare le tiene sotto controllo. Nessuno ha mai osato muoversi contro di lui. Nessuno può provare che sia un mafioso che compie crimini terribili. Nessuno. E anche se avessi il coraggio di smascherarlo, preferirei starmene alla larga piuttosto che mettere in pericolo la mia famiglia.»
Le sue parole continuavano a rimbombarmi nella testa. L'Alpha Diego è la stessa bestia di cui mio padre ci aveva avvertito, e ora... «Maledizione! Perché sta succedendo proprio a me?!» mi feci prendere dal panico nella vasca da bagno, terrorizzata.
«Sto cercando di uscire da una situazione e mi sono stupidamente cacciata in un'altra! E se avessi convinto l'Alpha a portarmi a casa e mio padre l'avesse visto? Santo cielo! Avrebbe capito fischi per fiaschi! La sua rabbia sarebbe aumentata e non mi avrebbe mai perdonata. ARGH!» urlai, afferrandomi i capelli.
Ora che sapevo chi era quello sconosciuto, non mi sentivo più al sicuro, ma spaventata. E sono di nuovo a casa sua! «Anna, sei una vera stupida! Ecco cosa succede quando lasci che i tuoi desideri abbiano la meglio!» mi dissi in preda al panico, uscendo dalla vasca e avvolgendomi nell'accappatoio che le domestiche mi avevano dato prima di andarsene.
«Devo scappare. Non posso più restare qui» decisi, senza pensarci due volte. E se l'Alpha mi avesse portata qui per qualche scopo malvagio? Insomma, mio padre ha detto che ama uccidere, quindi forse mi vedeva come un'altra vittima indifesa su cui esercitare le sue abilità omicide.
«Neanche per sogno! Me ne vado da questo posto.» Con cautela, uscii dalla stanza e cominciai a cercare una via d'uscita da quel labirinto.
Non so se sia stato il rifiuto al mio matrimonio a darmi di volta il cervello, perché avevo dimenticato la strada da cui ero entrata. Ogni corridoio in cui mi imbattevo sembrava identico!
«Oh, Dea! Aiutami solo per questa volta. Prometto che smetterò di guardare i porno e... okay, forse quello no. Ma prometto di smettere di... okay, ti rivolgerò una preghiera speciale se mi tiri fuori da questo casino. Ti prego» pregai, imboccando un altro corridoio.
Mentre cercavo la via d'uscita, finalmente intravidi la scalinata da cui ero salita. Felicissima, feci per dirigermici, ma vidi una guardia che stava salendo le scale.
Spaventata, mi avvicinai alla stanza accanto e forzai la porta con la mia forza da lupo. Mi precipitai dentro, chiudendola subito dopo.
Il cuore mi martellava in petto. Non riuscivo a controllare il respiro. Avevo appena appoggiato la testa contro la porta per riprendermi, quando sentii il rumore di un'altra porta che si apriva alle mie spalle.
Terrorizzata, mi voltai e scoprii di essere in un'altra camera da letto, molto più grande di quella in cui mi trovavo. E come se non bastasse, i miei occhi caddero sul ritratto dell'Alpha Diego appeso al muro!
«Merda! Sono nella sua camera da letto!»
Prima che potessi correre fuori e scappare... «Cosa ci fai qui?» sentii la sua voce profonda provenire dal lato sinistro della stanza. Mi fece tremare da capo a piedi, costringendomi a voltarmi per vedere qualcosa a cui non ero affatto preparata.
L'Alfa Diego era bagnato dalla testa ai piedi. Aveva un asciugamano in mano e il corpo che gocciolava acqua da tutte le parti. E quando dico da tutte le parti, intendo ogni singola parte del suo corpo.
Lui... Lui era in piedi davanti a me, completamente nudo!
Sgranai gli occhi, scorrendo con lo sguardo dal suo petto tatuato e bagnato fino agli addominali scolpiti, ai muscoli e al cazzo più bello e sconvolgente che avessi mai visto.
Era duro, come se fosse in erezione.
Tutto il mio corpo ebbe un fremito alla vista del suo membro, e un calore improvviso mi avvolse.
Avevo visto le parti intime di un uomo nei video, ma mai di persona. Mi aspettavo che Damain sarebbe stato il primo a mostrarmelo faccia a faccia, ma l'Alfa Diego era diventato il mio primo in un momento del tutto inaspettato.
Non ero colpita solo dal suo fascino, ma anche dalle sue dimensioni. La tentazione mi sopraffece il cuore, riempiendomi del desiderio di afferrare il suo membro e sentirne la durezza.
So riconoscere un cazzo duro come la roccia. È sempre bellissimo quando è eretto, come se fosse affamato del tocco di una donna.
«Oh, mio Dio!» andai nel panico, sentendo un prurito alle mani e nelle parti intime.
«Ti ho fatto una domanda. Che ci fai nella mia stanza?» chiese Diego, lasciando cadere l'asciugamano per avvolgerselo intorno alla vita.
Si coprì, placando un po' la fame che sentivo. Se non l'avesse fatto, scommetto che avrei perso la testa e gli avrei avvolto la lingua intorno al suo arnese.
«Io... io stavo...» balbettai, abbassando il capo per nascondere il rossore sul viso. Grazie a lui, mi stavo bagnando tutta là sotto.
«Avevo chiuso quella porta a chiave, quindi come sei entrata?» domandò, avvicinandosi mentre il suo corpo bagnato continuava a gocciolare.
Incapace di dargli una risposta, l'Alfa Diego mi si parò davanti e ordinò freddamente: «Fuori».
Non discussi. Diedi un'ultima, attenta occhiata al suo petto, tanto per gradire, deglutii e mi voltai per aprire la porta.
Era difficile resistere. Il mio corpo stava impazzendo!
Lo stesso uomo da cui stavo cercando di fuggire era appena diventato il mio primo in un batter d'occhio. E ora sentivo solo il desiderio di gettarmi tra le sue braccia, sperando che passasse le sue mani su di me e le mie dita sulle sue.
«Anna, ricomponiti. Se non vuoi che ti punisca, devi comportarti bene» mi dissi, uscendo dalla stanza senza voltarmi indietro.
Appena fui fuori, Diego mi sbatté la porta in faccia, facendomi perdere un battito. Ma questo non fece che aumentare il mio desiderio. Mi ricordò una di quelle folli scene porno in cui la protagonista viene cacciata dal suo capo, solo per ricevere la visita del pervertito pochi minuti dopo.
Oddio! È uno dei miei video preferiti. E mi sembra di essere nella stessa situazione. E se venisse a cercarmi e noi... «Anna!» mi diedi uno schiaffo sulla testa, andandomene subito da lì.
Invece di scappare, mi ritrovai nel bagno da cui ero fuggita, a toccarmi i capezzoli induriti e a giocare con il mio punto debole.
Fantasticai sull'Alfa che irrompeva nella mia stanza e mi afferrava per portarmi a letto, forzando il suo cazzo nella mia intimità e... «AH!» emisi un gemito, sentendo qualcosa di caldo colarmi fuori.
Sono una maniaca malata! Anche senza il mio dildo o il telefono, sono venuta lo stesso per colpa sua. Ora vedo l'Alfa Diego come il mio nuovo giocattolo. Non riesco a togliermi dalla testa la sua nudità. Voglio davvero rivedere il suo corpo.
«È difficile smettere. Per quanto tempo andrò avanti così?» mi chiesi, sedendomi sulle piastrelle.
È stata Linda a ridurmi così. Mi ha trasformata in una puttana. E adesso... «Non posso farci niente. Lo voglio davvero dentro di me. Voglio che Diego cavalchi il mio corpo» ammisi i miei desideri, lasciando cadere la testa all'indietro contro la porta.
