Festa distrutta

Il punto di vista di Aria

Tutti si sono alzati in piedi per me, sì. Ma non c'era magia. Sussurravano tra loro mentre passavo, guardandomi in modo strano.

Tutto ciò che provavo in quel momento era un senso di dovere e rabbia. Ero arrabbiata perché stavo camminando lungo la navata da sola, ero arrabbiata perché avevo accettato di farlo, ero arrabbiata perché provavo attrazione per lo sposo.

L'ultima parte del detto sembrava vera quando arrivai all'altare.

Lo sposo continuava a fissarmi, i suoi occhi pieni di divertimento.

"Non mi aspettavo che la mia sposa fosse così bella..." mormorò dopo che la sala si era quietata.

Un lato delle mie labbra si sollevò in un sorriso. "Grazie."

Volevo dire che anche lui non era male... il che era vero, anche se era bianco, ma non ci riuscivo.

Non potevo permettermi di alimentare alcuna speranza tra noi. Questo era strettamente un affare, e non c'era altro modo in cui l'avrei preferito.

Ci voltammo entrambi verso il prete. Trattenni il respiro, aspettando di pronunciare i miei voti e farla finita.

Ci vollero pochi minuti, ma alla fine arrivò il momento. Il prete ci chiese di guardarci. Lo facemmo. "Noel, prendi Aria Bellani come tua..." Prima che il prete potesse finire le sue parole, si udì un forte rumore.

"Oh no, quello... Quello è il logo dei Morretti!" Gridò uno degli invitati e l'attenzione di tutti si rivolse alla macchina elegante parcheggiata proprio davanti al corridoio.

Sbattei le palpebre sorpresa.

Morretti?

Quel nome...

Suonava familiare.

Non dovetti indovinare il proprietario del nome per troppo tempo.

L'autista scese e si affrettò ad aprire la portiera posteriore.

Lentamente, l'uomo uscì, vestito con un completo a tre pezzi e un blazer, con occhiali da sole a coprirgli gli occhi.

Sbattei di nuovo le palpebre.

Ma questa volta non era per lo shock.

Era per il divertimento.

Questo...

Era affascinante!!!

L'uomo avanzò verso l'altare, non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui, né lui da me, ma anche con gli occhiali da sole potevo ancora sentire l'intensità del suo sguardo e rabbrividii.

Tutti si fecero silenziosi per la seconda volta. La prima era per rispetto alla sposa... me, ora... era per paura.

Potevo sentire la tensione nell'aria e mi raddrizzai le spalle. Deglutii il contenuto nella mia gola.

Rivolsi lo sguardo verso lo sposo.

Anche lui aveva uno sguardo ostile, diretto dritto all'intruso. "Cosa ci fai qui?!" Urlò, le vene che gli spuntavano sulla testa. "Questo non è il tuo territorio."

L'intruso era finalmente abbastanza vicino, così si fermò.

"Ne sei sicuro?" disse l'intruso con un sorriso beffardo, poi tolse le mani dalle tasche e puntò qualcuno.

Verso... me?

"Lei appartiene a me." Disse e i miei occhi si spalancarono per lo shock.

Confusa, mi voltai per controllare se ci fosse qualcuno dietro di me. Ma non c'era.

Il mio sposo si arrabbiò ancora di più. Aprii la bocca per parlare, ma mi precedette. "Cosa? Come osi cercare di reclamare mia moglie?!"

Sua moglie?

Era un po' troppo.

Ma sì.

Come osava?

"Non sto cercando di fare nulla, Jackson." L'intruso parlò di nuovo con la sua voce gelida. Poi si voltò verso di me.

Mi bloccai sotto il suo sguardo. Non riuscivo a vedere i suoi occhi, ma potevo dire che erano pieni di odio.

"Lei è mia."

Okay...

Cercai di rimanere in silenzio ma...

"Che diavolo?" mormorai, abbastanza forte perché tutti i presenti potessero sentire. "Cos'è questo? Chi diavolo sei? Non puoi semplicemente irrompere a un matrimonio e reclamare la sposa, non si fa."

"Non mi interessa quale affare tu abbia con il mio futuro marito..." Sottolineai un po' di più quelle quattro parole. Volevo solo ricordare allo sposo che non eravamo ancora sposati.

"... non è affar mio. Mi rifiuto di permettere a me stessa di essere usata come una pedina nei vostri giochi!"

Questo era un gioco.

Ne ero sicura.

Mio padre, era il re di questi tipi di giochi.

Non ero pronta a farne parte prima, perché dovrei cambiare ora?

Guardando l'intruso con rabbia, scesi dall'altare. Poi volsi lo sguardo verso lo sposo. "Se non riesci a tenere in ordine i tuoi affari, perché ti preoccupi di sposarti?" chiesi freddamente.

"Fino a quando questo non sarà risolto, non venire a cercarmi."

Non appena lo dissi, raccolsi il mio lungo abito e mi girai per andarmene.

Potevo sentire i mormorii degli ospiti mentre me ne andavo, ma nessuno si preoccupò di esprimere le proprie lamentele. Come se tutti avessero paura di lui.

"Ah! Di chi dovrebbero avere paura era mio padre!" sbuffai, girando un angolo.

Mio padre sicuramente non avrebbe lasciato andare quel bastardo dopo aver rovinato il matrimonio. In fondo gli ero grata.

Pochi minuti ancora e sarei stata sposata, ma poi lui arrivò e lo fermò.

Camminavo per strada, mormorando parole a me stessa quando all'improvviso un'auto passò accanto a me e poi si fermò.

Mi fermai, inclinando la testa di lato mentre fissavo l'auto.

Qualcuno uscì.

Era l'intruso!

Un sussulto mi sfuggì dalla gola e feci un passo indietro.

'Questo non è buono.' qualcosa mi disse. Un brutto presentimento cominciò a diffondersi nel mio cuore.

L'uomo si avvicinò a me e poi si tolse gli occhiali. "Mi dispiace signorina Bellani, ma il mio affare non è con il suo sposo, è con lei."

"Con me?" tremavo di paura.

Non si preoccupò di rispondere, fece solo un segnale con la mano all'altra auto che si fermò accanto alla sua.

Fu allora che cominciai a rendermi conto che era più profondo di quanto avessi pensato. Il panico si insinuò nel mio cuore.

Mi girai per scappare ma prima che potessi muovermi una mano forte mi avvolse la vita e un panno bianco mi fu premuto sul viso, costringendomi a respirarlo.

Fu troppo improvviso, lo inalai.

Il mio corpo iniziò a indebolirsi quasi immediatamente, la mia vista si fece sfocata.

"Portatela dentro..." sentii dire uno degli uomini, poi tutto divenne nero.

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